Racconti dagli altari
Febbraio 8, 2023
Santa Maria Bambina e
quel campanile sulla valle
Biegno, Chiesa di Santa Maria Nascente
Testo e ricerche di Federico Crimi
Foto Daniela Domestici
Testo e ricerche di Federico Crimi
Foto Daniela Domestici
Biegno “è l’ultimo villaggio che […] troviamo sulla riva destra del Giona alla bella altezza di 827 m […]. Il panorama non è meno attraente dei paesi disseminati all’intorno […] di questa importante e pittoresca Valle Veddasca”.
L’abitato (oggi frazione del Comune di Maccagno con Pino e Veddasca) non ha mutato di molto l’aspetto generale rispetto a questa descrizione del 1925: raggruppato su un piccolo promontorio a mezza costa, aperto alla sottostante valle e come ritagliato nel folto dei boschi che lo circondano, è preceduto dalla mole della chiesa sorta a partire dall’ultimo quarto del XVI sec.
Questa, a dispetto di una descrizione del 1789 che la indicava come “miserabile” per via degli abitanti “muratori di poco guadagno e di poco amore alla patria”, colpisce per l’imponente facciata e ancor più per l’arioso interno, soprattutto in relazione ai luoghi oramai alpestri e alle condizioni che ne caratterizzarono la vita sociale per secoli, con un’incidenza del fenomeno
migratorio riguardante la totalità della forza lavoro maschile sin dall’età giovanile. La chiesa si presenta nella veste assunta dopo riforme del primo settecento, con ritocchi ottocenteschi. La facciata è a capanna ed è percorsa da due ordini di lesene, classicamente sovrapposte (doriche e ioniche), e intervallati da un fregio a triglifi. L’interno è a navata unica, scandita in due campate e aperta presso il presbiterio da due cappelle maggiori, innalzate sino al limite della navata e contrapposte a configurare una sorta di transetto; le due campate della navata ospitano due cappelle minori e, presso l’ingresso, a sinistra, il battistero.
La successione di volte a vela rispecchia l’impostazione planimetrica, con due volte ‘unghiate’ sopra l’aula fedeli, una più ampia volta a vela sopra l’innesto delle cappelle laterali e un’ulteriore vela sopra il presbiterio rettangolare.
Lo schema, relativamente complesso, rappresenta per l’area dell’alto Verbano lombardo un’interessante transizione tra modelli ancora seicenteschi (rigida scansione della navata in campate; assenza di cupole ribassate; presbiterio rettilineo) e gli ariosi impianti che diverranno comuni nei decenni successivi, e saranno adottati nella ricostruzione delle chiese di Maccagno Inferiore (S. Stefano; Madonna del Rosario) e Mesenzana, con grande rilevanza spaziale conferita alle cappelle laterali affrontate.
L’abitato (oggi frazione del Comune di Maccagno con Pino e Veddasca) non ha mutato di molto l’aspetto generale rispetto a questa descrizione del 1925: raggruppato su un piccolo promontorio a mezza costa, aperto alla sottostante valle e come ritagliato nel folto dei boschi che lo circondano, è preceduto dalla mole della chiesa sorta a partire dall’ultimo quarto del XVI sec.
Questa, a dispetto di una descrizione del 1789 che la indicava come “miserabile” per via degli abitanti “muratori di poco guadagno e di poco amore alla patria”, colpisce per l’imponente facciata e ancor più per l’arioso interno, soprattutto in relazione ai luoghi oramai alpestri e alle condizioni che ne caratterizzarono la vita sociale per secoli, con un’incidenza del fenomeno
migratorio riguardante la totalità della forza lavoro maschile sin dall’età giovanile. La chiesa si presenta nella veste assunta dopo riforme del primo settecento, con ritocchi ottocenteschi. La facciata è a capanna ed è percorsa da due ordini di lesene, classicamente sovrapposte (doriche e ioniche), e intervallati da un fregio a triglifi. L’interno è a navata unica, scandita in due campate e aperta presso il presbiterio da due cappelle maggiori, innalzate sino al limite della navata e contrapposte a configurare una sorta di transetto; le due campate della navata ospitano due cappelle minori e, presso l’ingresso, a sinistra, il battistero.
La successione di volte a vela rispecchia l’impostazione planimetrica, con due volte ‘unghiate’ sopra l’aula fedeli, una più ampia volta a vela sopra l’innesto delle cappelle laterali e un’ulteriore vela sopra il presbiterio rettangolare.
Lo schema, relativamente complesso, rappresenta per l’area dell’alto Verbano lombardo un’interessante transizione tra modelli ancora seicenteschi (rigida scansione della navata in campate; assenza di cupole ribassate; presbiterio rettilineo) e gli ariosi impianti che diverranno comuni nei decenni successivi, e saranno adottati nella ricostruzione delle chiese di Maccagno Inferiore (S. Stefano; Madonna del Rosario) e Mesenzana, con grande rilevanza spaziale conferita alle cappelle laterali affrontate.
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