Racconti dagli altari
Febbraio 8, 2023
Nel legno e nello stucco:
gli altari di Armio tra arte e tradizione
Armio, Chiesa parrocchiale di S. Lorenzo
Testo e ricerche di Federico Crimi
Foto Daniela Domestici
Testo e ricerche di Federico Crimi
Foto Daniela Domestici
Le case pressoché tutte rustiche ed ammassate le une vicine alle altre, sono protette dall’assai frequentato tempio di S. Lorenzo”.
Così appariva nel 1925 l’abitato di Armio a don Celestino Del Torchio, un quadro urbano che, ancora oggi, dopo la riqualificazione di buona parte delle abitazioni, colpisce per il rustico sapore di villaggio di stampo oramai alpino.
Armio, infatti, oggi frazione del Comune di Maccagno con Pino e Veddasca, si dispone a 800 metri di quota su un terrazzo dominante la profonda fossa della Val Veddasca e, come un tempo, è dominato dalla mole (per certi aspetti imponente) della chiesa parrocchiale che si staglia sulle cime dei monti (oltre 2000 m) che le fanno da corona.
La chiesa s’innalza su un sagrato quadrangolare, già area cimiteriale, con una chiara facciata classicheggiante (timpano triangolare retto da gioco di salienti e cornici), ripensata nel ‘900, ma con bel portale tardo seicentesco in pietra il cui attico, ad ali curvilinee terminanti in voluta, trova corrispondenza nei coevi manufatti della parrocchiale di Garabiolo e della Madonna del Rosario a Maccagno Inferiore.
Il campanile conserva le uniche tracce della primitiva costruzione romanica.
L’edificio, infatti, è frutto di una ricostruzione integrale completata nel 1685, anno della consacrazione, e presenta un impianto fedele ai modelli più diffusi nell’edilizia ambrosiana del XVII sec., ma non per questo adattato al luogo senza finezza; l’architettura del ricostruito S. Lorenzo di Armio, infatti, fu elogiata dal card. Giuseppe Pozzobonelli nel 1748.
La navata unica è coperta di volte ‘unghiate’; ai lati si aprono due cappelle per parte, a pianta rettangolare (interessanti gli stucchi della cappella della Madonna); il profondo
presbiterio ha una terminazione poligonale che, in zona, trova rimandi solo con la coeva ricostruzione del S. Eusebio di Agra.
Così appariva nel 1925 l’abitato di Armio a don Celestino Del Torchio, un quadro urbano che, ancora oggi, dopo la riqualificazione di buona parte delle abitazioni, colpisce per il rustico sapore di villaggio di stampo oramai alpino.
Armio, infatti, oggi frazione del Comune di Maccagno con Pino e Veddasca, si dispone a 800 metri di quota su un terrazzo dominante la profonda fossa della Val Veddasca e, come un tempo, è dominato dalla mole (per certi aspetti imponente) della chiesa parrocchiale che si staglia sulle cime dei monti (oltre 2000 m) che le fanno da corona.
La chiesa s’innalza su un sagrato quadrangolare, già area cimiteriale, con una chiara facciata classicheggiante (timpano triangolare retto da gioco di salienti e cornici), ripensata nel ‘900, ma con bel portale tardo seicentesco in pietra il cui attico, ad ali curvilinee terminanti in voluta, trova corrispondenza nei coevi manufatti della parrocchiale di Garabiolo e della Madonna del Rosario a Maccagno Inferiore.
Il campanile conserva le uniche tracce della primitiva costruzione romanica.
L’edificio, infatti, è frutto di una ricostruzione integrale completata nel 1685, anno della consacrazione, e presenta un impianto fedele ai modelli più diffusi nell’edilizia ambrosiana del XVII sec., ma non per questo adattato al luogo senza finezza; l’architettura del ricostruito S. Lorenzo di Armio, infatti, fu elogiata dal card. Giuseppe Pozzobonelli nel 1748.
La navata unica è coperta di volte ‘unghiate’; ai lati si aprono due cappelle per parte, a pianta rettangolare (interessanti gli stucchi della cappella della Madonna); il profondo
presbiterio ha una terminazione poligonale che, in zona, trova rimandi solo con la coeva ricostruzione del S. Eusebio di Agra.
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